Il Consiglio Europeo raddoppia il credito alle Pmi. Il contributo di Action Institute

“Dobbiamo continuare tutti gli sforzi per normalizzare il flusso di credito all’economia e facilitare il finanziamento degli investimenti, specialmente per le piccole e medie imprese”, così si è espresso in una nota il Consiglio Europeo del 24 e 25 Ottobre scorso.

Nel loro ultimo incontro, i Capi di Stato o di Governo dei 28 Paesi dell’Unione Europea hanno discusso la possibilità di aumentare la dotazione dei Fondi Strutturali Europei per gli strumenti che sfruttano la leva finanziaria al fine di supportare il credito – come gli strumenti di garanzia -, fino a raddoppiare il supporto per i Paesi che stanno soffrendo di una particolare contrazione della liquidità.

Partendo dalla proposta congiunta della Banca Europea degli Investimenti (Bei) e della Commissione Europea di utilizzare i Fondi Strutturali Europei per offrire garanzie al credito delle piccole e medie imprese (Pmi) europee, il Consiglio Europeo ha invitato i singoli Stati membri a cogliere senza indugi quest’opportunità. La proposta prevede che i fondi europei siano messi a disposizione della Bei e del Fondo Europeo per gli Investimenti (Fei, il braccio operativo della Bei) di cui è Presidente l’italiano Dario Scannapieco. Il Fei utilizzerà tali fondi per garantire i nuovi prestiti concessi dalle banche, permettendo a queste ultime di erogare nuovi crediti senza appesantire i propri requisiti patrimoniali. La proposta, almeno nella sua forma più semplice di garanzia su portafogli di nuovi crediti, è implementabile immediatamente perché non richiede modifiche alla normativa Cpr (Common Provision Regulation) dei fondi europei. Non a caso uno schema analogo è stato utilizzato in Grecia per convertire i Fondi Strutturali Europei del programma 2007-2013 non utilizzati in garanzia per nuovi crediti erogati dalla Bei alle medie aziende elleniche.

Action Institute accoglie positivamente l’iniziativa, che crea i presupposti strategici affinché la propria proposta di policy per far ripartire il flusso del credito alle PMI ed abbatterne i costi, pubblicata a Luglio e presentata alla Commissione Finanze della Camera a Settembre, possa essere implementata. La proposta firmata Action Institute, per molti versi simile a quella presentata dalla BEI al Consiglio Europeo, era stata discussa da Stefano Visalli e Carlotta de Franceschi di Action Institute con Fabio Panetta di Banca d’Italia, Roberto Nicastro di Unicredit e Aurelio Regina di Confindustria davanti ad una folta platea di economisti e banchieri in un eventopresso l’Einaudi Institute for Economics and Finance (EIEF) a Settembre.

Secondo la proposta di Action Institute, l’Italia dovrebbe trasferire dieci miliardi di fondi europei su strumenti di garanzia del credito. Questo permetterebbe di garantire oltre 100 miliardi di nuovi crediti e dare sollievo alle piccole aziende con crediti fino a 5 milioni e fatturato inferiore ai 50 milioni. L’operazione avrebbe limitati oneri per il bilancio pubblico, visto che i fondi europei non rilevano ai fini del deficit – se non per la quota di eventuale co-finanziamento nazionale -, e che l’Italia si trova a dover pianificare come spendere i rilevanti fondi del programma 2014-2020. Inoltre, l’Italia rischia di perdere almeno una decina di miliardi, in quanto non è riuscita ad impegnare completamente i fondi del programma precedente (2007-2013) in scadenza quest’anno. Il tema delle garanzie sul credito è certamente sempre più rilevante per mitigare gli effetti del credit crunch che sta strozzando le imprese.

Ora che l’Europa ne ha creato i presupposti, non resta che alla politica italiana cogliere un’opportunità che sarebbe un vero peccato lasciarsi sfuggire.

ACTION INSTITUTE

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