SINGLE-PUBBLICAZIONE

A Lezione di Unione Europea al Rome Investment Forum

Autore : Gabriele Diana

Data: 18-12-2017

Tipo: Altro

Tematica: Credito


“Non ci sarà pace in Europa se gli Stati verranno ricostituiti sulla base della sovranità nazionale […] gli Stati europei sono troppo piccoli per garantire ai loro popoli la necessaria prosperità e lo sviluppo sociale. Le nazioni europee dovranno riunirsi in una Federazione.”


Jean Monnet, uno dei padri fondatori dell’Europa per come la conosciamo oggi, pronunciava queste parole il 5 Agosto del 1943 di fronte al Comitato Francese di Liberazione. Questa dichiarazione del politico francese conserva una straordinaria attualità nonostante abbia più di 70 anni, specialmente se si considera l’attuale contesto dell’Unione, sempre meno “unita” e fragile poiché minata nelle sue fondamenta dai sempre più forti e diffusi movimenti euroscettici.
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Eppure, guardando ai dati parziali relativi all’anno 2017, dopo anni di grave crisi, la ripresa economica è ripartita grazie all’impegno congiunto dei governi nazionali e degli organi dell’Unione Europea. Nel corso di quest’anno la disoccupazione ha raggiunto il livello più basso dal 2008, gli investimenti, sia pubblici che privati, sono ripresi e le banche sono più solide rispetto agli anni pre-crisi.

Tuttavia, gli sforzi e le politiche economiche non devono essere semplicemente finalizzati al raggiungimento della ripresa, ma devono essere tesi ad incentivare una crescita che sia duratura, inclusiva e sostenibile (come prescritto dal Sustainable Development Goal 8).

Sono stati questi gli argomenti al centro della quarta edizione del Rome Investment Forum, che si è tenuto il 15 e il 16 di dicembre presso le Scuderie di Palazzo Altieri di Roma. L’evento organizzato dalla Federazione Italiana Banche, Assicurazioni e Finanza (FeBAF) con il patrocinio della Commissione Europea, ha visto la partecipazione di numerosi esponenti nazionali ed internazionali del panorama economico e politico dell’Eurozona e non solo. Il forum è stato introdotto dal presidente di FeBAF, Luigi Abete, e ha visto tra i suoi relatori: Pier Carlo Padoan, Ministro dell’Economia e delle Finanze del Governo Italiano; Carlo Calenda, Ministro dello Sviluppo Economico del Governo Italiano; Pierre Gramegna, Ministro delle Finanze del Governo Lussemburghese; Vincenzo Boccia, Presidente di Confindustria; Franco Bassanini, Presidente della Fondazione ASTRID, già Presidente di Cassa Depositi e Prestiti; Sylvie Goulard, ex-ministro della Difesa del Governo Francese; Fabrizio Saccomanni, membro del consiglio di amministrazione di Unicredit e precedentemente Ministro dell’Economia e delle Finanze del Governo Italiano.

Il Forum si è aperto trattando del futuro della moneta unica e delle possibili policies legate ad essa, per poi passare ad analizzare le conseguenze derivanti dall’implementazione di riforme che portino alla realizzazione dell’unione bancaria e dei mercati di capitali, determinanti per favorire una crescita ulteriore degli investimenti nel periodo successivo alla fine del Piano Juncker. Nel corso dell’ultima fase della due-giorni sono stati poi illustrati i possibili scenari futuri per l’Unione e si è data una particolare attenzione alle sfide dell’integrazione, della sostenibilità, dell’inclusione e della resilienza, il cui superamento permetterà finalmente all’Europa di prendere il posto che le spetta di diritto, per storia e valori, al tavolo della leadership internazionale.

Action Institute, nella figura della sua Presidente Carlotta de Franceschi, ha partecipato alla sezione in cui si è discusso il futuro dell’Eurozona e dell’Unione Monetaria.

Nel suo intervento ha voluto richiamare l’attenzione sui principi fondatori dell’Unione che dovrebbero ispirare le scelte al momento di disegnare i meccanismi di policy, “L’Unione Europea è prima di tutto un progetto politico; nel settore privato, quando si vive una situazione di crisi, spesso di ricorre ad uno strumento, “purpose”, attraverso cui l’azienda analizza le proprie azioni, i propri valori ed i processi interni per vedere se essi siano ancora coerenti con quello che era il progetto iniziale. Noi possiamo stringerci le mani e darci pacche sulle spalle a Bruxelles, a Francoforte, a Parigi, a Roma, congratulandoci per i grandi progressi fatti in tema di rafforzamento dei meccanismi europei. Tuttavia con la Brexit ed il dilagare di movimenti populisti in tutta Europa dovremmo chiederci se i nostri processi e questi meccanismi siano coerenti con la missione di rafforzare un’indentità europea. Il modo in cui l’unione bancaria verrà completata avrà grandi effetti sulla crescita, sul lavoro ed influenzerà la gestione di possibili crisi future che potrebbe fomentare ancor di più il malcontento sociale e rafforzare ulteriormente questi movimenti euroscettici. Abbiamo quindi il dovere di valutare l’efficacia delle istituzioni europee e abbiamo i mezzi, provenienti dal mondo delle scienze sociali, per farlo. Attraverso questi strumenti è possibile stabilire se la popolazione di uno Stato Membro si senta più o meno europea: il mio suggerimento è quindi quello di applicare una verifica a metà ed al termine del mandato di ogni Commissione, per capire se effettivamente quell’istituzione abbia fatto un buon lavoro nel rafforzare l’identità europea dei paesi membri. Questo deve essere l’obiettivo finale di ogni singola politica. Abbiamo bisogno di più democrazia responsabile e meno tecnocrazia cieca”.

La Presidente ha concluso quindi il suo intervento con una frase molto significativa: “Come cittadina europea non vorrei vedere una moneta più forte in cambio di un progetto politico più debole.”

In un clima di diffuso euroscetticismo, in cui gli slogan contro l’Europa vengono urlati a gran voce, il Forum si pone quindi come un evento tramite cui riflettere su ciò che l’Unione ha già fatto e potrà fare per i propri Stati Membri e che serva a ricordare che “un insieme vale di più della somma delle sue singole parti”.

Credito

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