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Digital & Payment Summit: il cambiamento che non può attendere

Autore : Enrico Ellero

Data: 12-06-2018

Tipo: Altro

Tematica: Innovazione

Il 12 giugno si è svolta a Roma la XV edizione del Digital & Payment Summit, appuntamento di riferimento sull’evoluzione del mercato digitale italiano e sul sistema dei pagamenti, che quest’anno riuniva nella Capitale oltre 50 esperti del settore. Tra gli speakers, la Presidente Carlotta de Franceschi, in rappresentanza di Action Institute, è intervenuta nella sessione “Fare sistema in Italia”.

In un’epoca segnata dalla rivoluzione Fintech, il settore dei pagamenti digitali è in crescita vertiginosa anche in paesi tradizionalmente non in prima linea nell’innovazione tecnologica come l’Italia. Alla radice del successo di questi servizi vi è naturalmente un vantaggio pratico, che riguarda la semplificazione delle transazioni all’interno del circuito finanziario e la progressiva riduzione dei costi delle stesse. Tuttavia, come in ogni rivoluzione, si avranno vincitori e vinti. Se tra questi ultimi figureranno probabilmente gli operatori finanziari tradizionali, incapaci di adeguarsi alle nuove esigenze, come prospettato dall’ex presidente di Consob Giuseppe Vegas, sull’analisi dei vincitori vale la pena effettuare un’osservazione più approfondita.

Oggi, infatti, la realtà dei nuovi strumenti di pagamento digitale copre un segmento molto ampio di mercato ed è arduo intravedere un limite alla loro diffusione. All’interno di questo panorama è utile innanzitutto distinguere gli old digital payments dai new digital, gli assoluti protagonisti della seconda fase di digitalizzazione. Mobile payment, contactless payment, m-commerce, mobile-POS, mobile wallet: questi sono i servizi destinati a rimpiazzare nel tempo i pagamenti tradizionali, effettuati con carta tramite POS.

L’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano, principale centro di ricerca italiano sui trend relativi all’innovazione dei pagamenti, ha riscontrato un aumento dell’uso di carte contactless pari al 150%, e del 60% per quanto riguarda il mobile payment. Tali numeri possono dare un’idea delle potenzialità di crescita dell’intero settore, anche se nel complesso risultano essere poco significativi: basti pensare, ad esempio, che soltanto l’8% del transato con carta avviene in forma contactless. L’Osservatorio stima che nel 2020 il mercato dei new digital raggiungerà i 100 miliardi in Italia, trainato soprattutto da contactless e mobile payment, le due categorie più funzionali.

I cambiamenti che quest’ondata d’innovazione porterà non si limiteranno soltanto al miglioramento qualitativo e alla velocizzazione dei servizi già esistenti, ma amplieranno notevolmente l’offerta, immettendo sul mercato dei prodotti nuovi o fino ad ora poco adatti a far presa sui consumatori. Un esempio su tutti, il car e bike sharing, la cui diffusione è strettamente legata allo sviluppo del mobile proximity payment, modalità di pagamento che prevede la vicinanza tra utente e struttura.

Queste le tematiche al centro della XV edizione del Digital & Payment Summit, evento patrocinato dalle principali realtà finanziarie italiane, dalle aziende e associazioni di riferimento nel settore dell’innovazione e dalle istituzioni. Un’occasione unica di confronto tra decisori, innovatori e stakeholders sulle opportunità e i rischi che si prospettano per l’intero sistema paese.

In rappresentanza di Action Institute la Presidente Carlotta De Franceschi, è intervenuta nel corso della sessione “Fare sistema in Italia”, focalizzandosi sulla necessità di una collaborazione fra le realtà coinvolte nel processo innovativo per migliorare l’ecosistema dei pagamenti.

Ad alternarsi sul palco, durante la lunga giornata di dibattiti, interventi e tavole rotonde, i principali protagonisti del settore Fintech: dalle start-up, menti e motori dell’innovazione, ai giganti hi-tech, capaci di diffondere su larga scala le ultime novità, dagli intermediari finanziari classici, chiamati ad un rinnovamento radicale dei servizi offerti, ai policy maker, la cui lungimiranza è un fattore cruciale per garantire la creazione di un ambiente favorevole ai pionieri dell’innovazione.

Ampio spazio hanno avuto anche altri macrotrend d’avanguardia in ambito tech: le applicazioni finanziarie della big data analysis, il riconoscimento biometrico, la cybersecurity, la blockchain e le criptovalute, la direttiva europea GDPR, la digitalizzazione della PA, quella delle imprese e la formazione digitale.

L’Italia parte da una posizione di grande arretratezza in campo digitale, come testimoniato dal DESI Index stilato dalla Commissione Europea nel 2017. Il nostro paese è sotto la media europea in tutte e cinque le componenti dell’indice, con carenze gravi nelle competenze digitali di base dei cittadini e nell’utilizzo quotidiano di internet. Inoltre, una buona proxy del basso grado di fiducia nell’innovazione a livello nazionale è rappresentata dagli investimenti in startup Fintech da parte dei fondi di venture capital e investitori istituzionali: appena 33 milioni nel 2016, una somma risibile se confrontata con i big player mondiali come Stati Uniti e Cina (nei soli Stati Uniti sono stati raccolti 13 miliardi di capitali), ma anche nel contesto europeo, nel quale primeggiano Regno Unito, Germania e Paesi Scandinavi.

Con questi presupposti risulta difficile competere nel mercato globale, ma la strada da intraprendere non può prescindere dalla partnership tra operatori finanziari e startup, dalla nascita di incubatori a sostegno dei progetti innovativi e dal supporto governativo. In questo senso Milano, sede delle principali compagnie tech, di Borsa Italiana e di numerosi hub, può trainare la crescita del settore, trasformandosi in un “Fintech District” d’eccellenza.

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