Autore : Eleonora Fornasari
Data: 28-07-2020
Tipo: Altro
Tematica: Salute
Nel 2014 il Piano Nazionale per le emergenze di tipo pandemico riportava che “una corretta organizzazione e un’adeguata preparazione costituiscono gli aspetti più significativi nella gestione di un’emergenza.” Sei anni dopo, nell’Italia che ha sofferto più di 33 mila morti legate al COVID-19, è legittimo chiedersi se il Paese fosse davvero pronto per affrontare una simile emergenza e se sarà pronto a fronteggiare la prossima.
Secondo l’osservatorio GIMBE, a partire dal 2008 e per più di un decennio la spesa sanitaria italiana è aumentata in termini nominali ma diminuita in termini reali. A soffrire di più sono state alcune delle regioni del centro-sud – Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Puglia e Sicilia – sottoposte ai Piani di Rientro.
Questi piani triennali sono stati introdotti nel 2006 con l’obiettivo di contenere la spesa sanitaria delle regioni e legano la distribuzione dei finanziamenti nazionali al conseguimento di determinati obiettivi di bilancio. È difficile valutare quale sia stato l’impatto di questi Piani alla luce della crisi sanitaria in atto. Se è vero che la contabilità regionale ha giovato dalla riduzione della spesa pubblica, i tagli hanno frammentato e diminuito qualità e accessibilità dei servizi sanitari. La spaccatura fra regioni emerge se si confronta il numero di addetti sanitari presenti ogni 10.000 abitanti nelle regioni soggette ai Piani con quello delle altre. Per le prime, il rapporto è diminuito in media da 110 a 97 (circa 12%), per le seconde supera le 120 unità. In particolare, sembra che i Piani abbiano colpito più duramente il personale infermieristico e tecnico.
Le misure prese dalle Regioni sottoposte ai Piani sono poi una delle principali cause dietro la riduzione del numero medio di posti letto delle strutture pubbliche italiane. Fra il 2007 ed il 2014 questo numero è calato da 3.46 a 2.89 per 1000 abitanti (ossia del 16%). In casi estremi come in Sicilia e Calabria l’indice è passato da 3.22 a 2.38 (-26%) e da 2.75 a 2 (-27%). A ciò è corrisposto un aumento del tasso di utilizzo delle strutture ospedaliere, che quando elevato, compromette la possibilità di affrontare nuove emergenze sanitarie.
Spie d’allarme sull’effetto dei Piani di Rientro provenivano già sia dall’ indice di mobilità territoriale che dall’aspettativa di vita media, ma l’emergenza COVID-19 ha ancor più evidenziato il rischio di politiche costruite attorno alla riduzione delle spese più facilmente manovrabili. Le regioni in PdR sono tendenzialmente caratterizzate da mobilità passiva elevata, probabilmente dettata da minore qualità effettiva e/o percepita e quantità dei servizi offerti. In aggiunta, queste regioni spesso presentano differenze negative estremamente marcate circa l’aspettativa di vita, che sul territorio nazionale raggiunge il valore massimo nella provincia autonomia di Bolzano, ed il valore minimo in Campania.
Durante l’emergenza COVID-19, sono emerse diverse criticità anche riguardo ai sistemi sanitari regionali considerati più virtuosi, messi a dura prova dalla forza del nuovo virus. Per questa ragione il varo del Nuovo sistema di garanzia per il monitoraggio dell’assistenza sanitaria (NSG) deve divenire un’ opportunità per rafforzare il Sistema Sanitario Nazionale e ridurre le attuali diseguaglianze regionali. Questo nuovo Sistema di monitoraggio permette attraverso 22 indicatori definiti core divisi per prevenzione, assistenza ospedaliera e assistenza distrettuale di misurare le performance regionali e calcolare un punteggio tra 0 e 100 per ognuna delle 3 aree. L’esito della valutazione sarà adempiente solo se la regione raggiungerà la sufficienza (60 punti) in tutte le aree di assistenza, stimolando in questo modo lo sviluppo omogeneo di servizi sanitari equi, efficaci e appropriati per tutti i cittadini.
Da questo nuovo punto di partenza e dall’analisi delle difficoltà affrontate a causa della pandemia finalmente si potrà giungere allo sviluppo di nuovi piani di riforma strutturali, per rafforzare il Sistema Sanitario Nazionale e renderlo resiliente e adeguato ad affrontare nuove tipologie di emergenze, come quelle epidemiche. Questa crisi, se affrontata in modo corretto, potrebbe diventare l’occasione per rilanciare il nostro Sistema, preservando l ’equilibrio di bilancio e al contempo offrendo a tutti i cittadini sevizi sanitari adeguati indipendentemente dalla regione in cui sono erogati.