SINGLE-PUBBLICAZIONE

Innovation Gap: le sfide aperte per l’Europa

Autore : Chiara Bellucci

Data: 30-11-2017

Tipo: Altro

Tematica: Innovazione


L’“innovation gap” intra-europeo è una delle più importanti sfide cui si affaccia l’Europa della ripresa economica. Dalla propria fondazione, infatti, l’Unione si è trovata spesso a fare i conti con uno spettro che tormenta i policymakers europei: quello della strutturale mancanza di omogeneità nelle politiche e negli andamenti economici dei singoli Paesi. Un chiaro esempio è la necessità, sottolineata spesso dal numero uno dell’Eurotower, di creare un’unione bancaria a livello europeo capace di rispondere agli shock negativi del ciclo economico. Allo stesso modo l’Europa ha bisogno di politiche e piani di investimento di medio e lungo termine, che eliminino il divario nella capacità di innovazione dei singoli Paesi. In questo senso s’inseriscono le proposte di Action Institute sul tema della crescita e lo sviluppo degli ecosistemi di innovazione;: un’importante risorsa capace di ridare vitalità al tessuto economico italiano.

Uno dei principali obiettivi che l’Europa intende raggiungere entro il 2020 è destinare una spesa pari al 3% del PIL al settore della ricerca e dello sviluppo; un obiettivo lontano se si considera che l’Unione è ancorata ad un persistente 2% pre-crisi. Secondo i dati riportati da Bruegel nel 2015, l’Unione Europea otteneva un punteggio pari all’81% rispetto agli Stati Uniti, usando come unità di misura delle capacità innovativa l’indice “Innovation Union Scoreboard indicator” (IUS) creato dalla Commissione Europea. Tale indicatore tiene conto di diversi fattori relativi soprattutto ai fondi, sia pubblici che privati, stanziati per il settore del R&D. Guardando al rapporto R&D/GDP del settore privato, l’UE ottiene un punteggio pari soltanto al 57% rispetto agli USA, mentre la spesa pubblica si attesta su un livello di parità. Il dato indica quanto sia vitale per l’Europa intensificare gli investimenti delle imprese destinati al R&D, se si vuole raggiungere una posizione di leadership a livello globale.

world gerd


Tuttavia, i 27 Paesi viaggiano su livelli diversi in termini di produttività e competitività delle imprese, creando forti squilibri per l’Unione. Guardando i dati relativi agli “Innovation Leader” (Danimarca, Germania, Finlandia e Svezia) si può notare un trend in crescita che arriva allo 0.72 nel 2013 secondo lo IUS indicator. Al contrario in fondo alla classifica, Bulgaria, Lettonia e Romania raggiungono soltanto il 30% della performance dei paesi più sviluppati. Ciò crea un divario persistente che nel 2013 è pari allo 0.35 dello IUS, sebbene la media dei paesi EU si attesti sullo 0.55.
In un quadro europeo così eterogeneo, l’Italia si posiziona tra i “moderate innovators”, spendendo in ricerca e sviluppo soltanto la metà rispetto ai leader nordeuropei. I dati riportati dalla Commissione Europea evidenziano come gli sforzi sin qui fatti non siano sufficienti ad allineare il Paese alla media europea. Tuttavia, secondo quanto riportato dal Global Competitiveness Index stilato dal World Economic Forum, l’Italia, con un lieve miglioramento, si posiziona al 44esimo posto in termini di competitività, anche se il maggiore punto debole risulta essere il sistema istituzionale insieme ad un fragile mercato finanziario e del lavoro.

gdpexp


I dati sin qui riportati mostrano quanto il panorama europeo sia frammentato: le differenze nella competitività e nella produttività dei Paesi non appartengono soltanto all’asse nord-sud europeo quanto anche alle aree regionali all’interno dei singoli Stati. Secondo lo “EU Regional Competitiveness Index 2016” se le capitali e le maggiori aree metropolitane sono i principali centri aggregatori d’investimento e sviluppo, soltanto nei Paesi più avanzati le regioni limitrofe ai poli di innovazione riescono ad essere anch’esse competitive, generando esternalità positive per il Paese. Le istituzioni europee sono consapevoli del gap innovativo da colmare, e i primi passi in questa direzione sono già stati mossi grazie al progetto di investimento Horizon2020. Il piano prevede lo stanziamento di circa 80 miliardi di euro, disponibili per 7 anni dal 2014 al 2020, da destinare nei campi della ricerca e dell’innovazione. Ciò lo rende il più grande programma mai stipulato in Europa per promuovere l’R&D, a testimonianza di quanto il problema del gap innovativo risulti importante per i leader europei. Tuttavia, risulta chiaro che una politica di investimento accentrata a livello europeo, non sia sufficiente per superare il gap innovativo esistente. Si deve riconoscere che one size does not fit all, ovvero che sono necessarie politiche ad hoc disegnate per risolvere le problematiche dei singoli Paesi. In particolare, risulta di vitale importanza incentivare il settore privato ad investire in ricerca e sviluppo se si vuole accelerare il trend di crescita. Così come è necessario creare legami più forti tra poli universitari, centri di ricerca e imprese se si vogliono migliorare i dati relativi alla capacità innovativa dei Paesi. Ciò risulta ancor più vero se si guarda all’Italia che mostra ancora debolezze nonostante gli sforzi per rilanciare la propria competitività.

Credito

Lasciate che vi ricordi che il credito è la linfa vitale dell’ economia, la linfa dei prezzi e del lavoro.

Herbert Hoover […]

Salute

La buona Salute è alla base dello sviluppo sociale ed economico e rafforza le politiche in tutti i settori dell’azione pubblica.

Organizzazione Mondiale della Sanità […]

Innovazione

L’innovazione è lo strumento specifico per l’impresa. Ciò che dà alle risorse una nuova capacità di creare ricchezza.

Peter Drucker […]

Capitale Umano

Il talento è una fonte da cui sgorga acqua sempre nuova. Ma questa fonte perde ogni valore se non se ne fa il giusto uso.

Ludwig Wittgenstein […]