Autore : Andrea Battista
Data: 11-05-2018
Tipo: Altro
Tematica: Credito
In questo articolo, pubblicato da Inpiù.net, Andrea Battista propone due strumenti per fronteggiare il rischio bolla legato ai piani individuali di risparmio.
Il Rapporto 2018 della Banca d’Italia sulla stabilità finanziaria dedica alcune interessanti valutazioni ai Piani individuali di Risparmio (PIR), sottolineando lo specifico rischio reputazionale per gli intermediari. Questo sarebbe dato dal combinato disposto di alcuni fattori: la raccolta che continua a passo spedito, le quotazioni dei titoli che “vanno in bolla” e che poi crollano, lasciando i clienti con il proverbiale cerino in mano. È interesse di tutti gli operatori guardare in faccia la realtà. Perché questo è un rischio da tenere presente, che va mitigato e gestito ma sarebbe un errore farlo limitando in modo drastico il flusso di risorse ai PIR. Un conto è individuare un rischio, un altro rifuggirne e sottolinearne l’inevitabilità. Le leve per gestirlo sono a mio avviso due: una è di policy e l’altra è gestionale. La leva di policy è allargare i prenditori di fondi con nuove quotazioni e aumenti di capitale ed evitare così che i flussi si scarichino principalmente sui prezzi delle Mid cap o anche del Ftse Mib che, comunque numeri alla mano, allo stato è il principale beneficiario degli investimenti PIR. La leva gestionale è calibrare la quota percentuale di prodotti PIR in ciascun portafoglio dei clienti, applicando sino in fondo la logica di portafoglio della normativa della Mifid2.
L’allargamento della platea degli utilizzatori dei fondi PIR si realizza da un lato con più mercato primario – aumenti di capitale e nuove quotazioni – dall’altro con strumenti anche illiquidi, come i fondi di private debt e di private equity. Sul primo aspetto è intervenuto il credito di imposta per le quotazioni. Sul secondo, sono necessarie ancora tarature normative, senza però aggiungere ulteriori vincoli all’investimento o complessità non necessarie, come avveniva in qualche proposta circolata nei mesi passati. Come spesso accade – ed è normale – rilevanti interventi di policy come l’introduzione dei PIR devono essere migliorati nel tempo sulla base dell’evidenza applicativa. Questo spesso implica un ampliamento della portata delle riforme, non tornare indietro rispetto alla strada già compiuta.
A cura di Andrea Battista