Coordinatore: STEFANO VISALLI
Contributori: STEFANO VISALLI, CARLOTTA DE FRANCESCHI, CLAUDIA BUGNO, ANDREA CROVETTO, ALESSANDRO DECIO, COSIMO PACCIANI, AMBRA REDAELLI, DARIO SCANNAPIECO, ALESSANDRO TAPPI, NICCOLÒ GAMALERI, PAOLO GENTILI, ANDREA COLOMBO
Contributori esterni: –
Associates: LORENZO FAINI, DAVIDE MANGLAVITI
“In seguito alla crisi del debito sovrano, le banche italiane hanno visto aumentare in modo significativo il loro costo del capitale sui finanziamenti a medio-lungo termine e hanno agito da sottoscrittori di ultima istanza del debito pubblico scaricato sul mercato dagli investitori non italiani. Al tempo stesso, la profonda recessione ha aumentato di molto la rischiosità degli attivi bancari, e le perdite sui crediti incidono sul capitale delle banche. Il sistema bancario ha risposto a questo duplice shock con una profonda contrazione del credito all’economia, il che a sua volta allontana i tempi dell’uscita dalla crisi.
La contrazione dell’offerta di credito bancario non è un fenomeno transitorio, ma è destinata a durare negli anni a venire, per consentire alle banche di ricostruire i propri bilanci e ridurre la leva finanziaria. La bassa redditività delle banche comporterà una forte ristrutturazione e una contrazione dell’intermediazione bancaria. Questo processo è in parte già iniziato, come evidenzia la riduzione in diverse province del numero di sportelli, finora sempre in crescita. Infine, non solo la disponibilità del credito bancario continuerà a restare scarsa, ma anche il suo costo, molto contenuto nel decennio successivo all’introduzione dell’euro, è destinato a restare elevato.”
Queste considerazioni tratte dal report di “Idee per la Crescita” del 24 Aprile 2013 ben esemplificano la situazione della principale fonte finanziaria per le aziende e le famiglie italiane – il credito bancario.
Minor credito si traduce in minor capacità d’acquisto per le famiglie, minori investimenti per le imprese ed in generale minor crescita economica e creazione di posti di lavoro.
Inoltre, molto è stato scritto sulla perdita di competitività delle imprese italiane a causa di un aumento del costo del lavoro superiore all’aumento della produttività. Non altrettanta attenzione è stata posta sul fattore di svantaggio competitivo derivante dal differenziale di costo del credito. Ad esempio un’impresa italiana si trova a sostenere un costo di finanziamento superiore di circa due punti percentuali rispetto alla stessa impresa tedesca, equivalenti a 4-5 punti percentuali in termini di costo del lavoro.
Action Institute crede che il problema del credito sia di massima priorità e che si debba dare al più presto respiro a famiglie ed imprese ed evitare un pericoloso punto di non ritorno per il sistema produttivo italiano, che si traduca in ultima istanza in drammatiche perdite di posti di lavoro, alti tassi di disoccupazione per il lungo periodo ed infine tensioni sociali.
A questo proposito, il nostro team di lavoro vuole creare consenso intorno a proposte pratiche che rilancino l’affluire del credito e ne riducano i relativi costi.
Lasciate che vi ricordi che il credito è la linfa vitale dell’ economia, la linfa dei prezzi e del lavoro.
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