Autore : Libero Belli
Data: 24-11-2015
Tipo: Altro
Tematica: Capitale Umano
“Il talento è una fonte da cui sgorga acqua sempre nuova. Ma questa fonte perde ogni valore se non se ne fa il giusto uso”, scriveva Wittgenstein. C’è da chiedersi cosa penserebbe il grande filosofo dell’Italia di oggi, paese che ce la sta mettendo tutta per ripartire e che nel farlo non può esimersi dal trascurare uno dei suoi principali punti di forza: il capitale umano, specialmente quello dei giovani. È probabile che Wittgenstein, quasi socraticamente, comincerebbe con il chiederci “Il capitale umano in Italia: punto di forza o grande sfida?”
Sulla base del paradigma di Porter, le nazioni competono sulla propria capacità di mettere a frutto le proprie risorse in termini di: capitale umano, capitale finanziario e risorse naturali. La capacità del nostro Paese di guadagnare competitività sul mercato globale non può quindi prescindere dalla qualità del suo capitale umano.
Una dinamica sostenuta del capitale umano supporta il processo innovativo e di sviluppo tecnologico, inserendo nella produzione le nuove competenze generate dal sistema di istruzione e di formazione, e traina la produttività e la crescita economica. In Italia – secondo le stime fornite dal rapporto CNEL sul mercato del lavoro 2013-2014 – questa dinamica virtuosa che si è creata nei sistemi economici europei grazie ad innovazione, ricerca, e domanda di lavoro qualificato, non ha assunto una valenza altrettanto marcata a scapito della nostra competitività. Fra le principali cause vi è appunto la scarsa capacità del nostro Paese di mantenere e valorizzare i propri “cervelli”. Alla luce del rapporto “Why does Italy not grow?” pubblicato dal Think Tank Bruegel, l’emigrazione di italiani provvisti di un’educazione terziaria di alto livello continua a presentare numeri assolutamente elevati: i dati afferenti il 2010 dicono – ad esempio – che il 9,14% dei “cervelli” italiani ha deciso di emigrare all’estero. Secondo un rapporto di ASPEN del marzo 2012 sarebbero 300 mila i lavoratori italiani altamente qualificati che vivono all’estero nei Paesi OECD, contro i 246 mila lavoratori stranieri arrivati in Italia, determinando così un saldo pesantemente negativo.
Per invertire la tendenza e passare da una crescita del PIL dell’un percento ad una robusta ripresa economica, diventa quindi imprescindibile arginare velocemente tale fenomeno e creare le condizioni che rendano appetibile il ritorno ed il fruttuoso utilizzo del patrimonio di competenze italiane trasferitosi all’estero.
In tal senso, è necessario continuare a portare avanti il programma di riforme strutturali, che permetta di protrarre nel lungo periodo gli effetti positivi di politiche attive di attrazione e ritenzione di capitale umano qualificato. I paesi più innovativi e competitivi su scala globale sono, infatti, proprio quelli che più attivamente promuovono questo tipo di politiche (si pensi ad esempio al caso australiano).
In questo quadro, l’associazione NOVA (Associazione Italiana MBA), che raccoglie gli studenti ed alumni italiani dei più prestigiosi programmi MBA a livello internazionale, svolge un ruolo attivo nel cercare di invertire la tendenza. Essendo a conoscenza dell’esigenza di ridurre il gap di competitività che caratterizza il sistema Italia rispetto agli altri paesi, da anni, la sua mission è quella di favorire la partecipazione di studenti italiani ai programmi MBA delle migliori Business School americane ed europee ed incentivarne il ritorno in Italia una volta completata la formazione.
Con questi obiettivi, l’associazione NOVA ha organizzato lo scorso 20-22 Novembre a New York la XV Conferenza annuale, dal titolo “The Great Beauty: how excellence wins globally” che mira a tracciare le basi per un percorso di trasformazione per rilanciare il ruolo italiano sulla scena internazionale.
I principali temi affrontati sono l’importanza per le imprese italiane ad investire in formazione manageriale continua e l’importanza di sostenere eccellenze italiane nel loro sviluppo internazionale. Anche Action Institute, attraverso la figura di Alessandro Piol – General Partner di AlphaPrime Ventures basato a New York con oltre trent’anni di esperienza nel settore della tecnologia – ha preso parte alla Conferenza durante un’open session nella terza ed ultima giornata di svolgimento. In particolare, Alessandro Piol co-fondatore di Action, ha stressato l’importanza del Junior Fellow Program (J.F.P.) del think tank.
La mission del J.F.P. è quello di fornire a giovani potenziali leader dotati di quelle caratteristiche di integrità, eccellenza, indipendenza, rigore intellettuale e lavoro di squadra che costituiscono il Dna di Action, di usufruire di “un’esperienza extracurriculare, altamente professionalizzante, significativa e di impatto pratico”. In questo Action è alla ricerca delle migliori giovani energie italiane dislocate per il mondo per coinvolgerle attivamente nella causa di rilancio del Sistema Italia attraverso proposte “attuali, pratiche e d’impatto”. L’esperienza in Action costituisce un’occasione per potersi confrontare con professionisti che si sono distinti nel proprio campo di appartenenza – dalla finanza all’imprenditoria, dall’accademia alle scienze – e che condividono le loro competenze a titolo puramente personale e pro bono. Il programma fornisce ai partecipanti la possibilità di lavorare a stretto contatto con gli esperti designati per i vari progetti in progress in piena trasparenza e responsabilità. Il programma, in un contesto intellettualmente libero, è reso altamente qualificante dalla qualità e dalla costante attività di mentoring portata avanti giornalmente dai nostri esperti che supportano, incoraggiano e consigliano i partecipanti a migliorare le proprie qualità professionali, e soprattutto, umane.
Alessandro Piol a margine della Conferenza ha aggiunto “L’Italia è un paese di talenti. Abbiamo ottime università sia nel campo ingegneristico e di ricerca, che manageriale. Purtroppo oggi mancano le opportunità stimolanti e interessanti per i giovani. Io penso sia una cosa temporanea perché una volta che riportiamo il sistema Italia ad essere competitivo i giovani rimarranno e i ‘brains’ torneranno. Una cosa importante è di mantenere l’interesse da parte degli Italiani all’estero sull’Italia e trovare modi di farli contribuire a migliorare e ricreare il sistema. Questo è uno degli obiettivi dell’Action Institute: costruire una rete di persone con esperienza internazionale e interesse a contribuire a policies e iniziative che possano migliorare il paese e renderlo più competitivo.” Alla fonte del talento, Action vuole essere l’anfora che raccoglie le migliori energie intellettuali del paese e portare, pro bono, idee e competenze dove il terreno è più fertile per poter fare la differenza.