Teste d’uovo, dove pesano di più

La più antica è la Fabian Society, fondata a Londra nel 1864. Il più autorevole è l’americano Brookings Institute. Ma fra gli oltre 4.500 think tank, centri studi, attivi in tutto il mondo, c’è un po’ di tutto: indipendenti e governativi, conservatori o progressisti, centri specializzati in politica estera, ambiente, salute, questioni militari. Nati e cresciuti soprattutto negli Stati Uniti, i think tank svolgono soprattutto un compito: agevolare le decisioni dei policy maker fornendo informazioni, studi, analisi, scenari. Però sono molto influenti anche sull’opinione pubblica, fin da quando il più antico think tank americano, Carnegie Endowment for International Peace, fu fondato nel 1910 dal filantropo Andrei Carnegie per alimentare una cultura di rifiuto della guerra. Oggi sui due fronti dello schieramento politico americano si scontrano i cervelli dei liberal del Center for American Progress e i conservatori dell’American Enterprise Institute.

Ogni anno il Lauder Institute dell’Università della Pennsylvania elabora il Global go to think tank index report, che grazie ai pareri di 1.950 fra studiosi, giornalisti, finanziatori pubblici e privati e politici determina la classifica dei più influenti. Al primo posto nella graduatoria globale figura il Brookings Institute, seguito dall’inglese Chatam House, dal Carnegie e dal Center for Strategic and International Studies. In Europa occidentale guidano la classifica ancora la Chatam, seguita dal belga Bruegel, dall’Istituto Internazionale di Ricerche per la Pace di Stoccolma, dall’Istituto Francese per le Relazioni Internazionali e da Amnesty International.

E gli italiani? La classifica ne censisce 92 (194 i tedeschi, 287 i britannici) e primo nel ranking globale è l’Istituto Affari Internazionali (è 85°, ma 22° nella classifica globale per la politica estera), fondato nel 1965 su iniziativa di Altiero Spinelli e della Fondazione Olivetti. Seguono il milanese ISPI (118°, ma quinto fra i meglio gestiti) e il liberale Istituto Bruno Leoni (122°). La Fondazione Enrico Mattei figura al 33° posto fra i think tank ambientali. The European House Ambrosetti figura al 18° posto fra i Best for profit, categoria in cui rientrano McKinsey, EY (Ernst&Young), Accenture, Boston Cunsulting. L’Arel che fu guidata da Beniamino Andreatta svetta al secondo posto per il miglior studio, grazie alla ricerca How to fix the euro, condotto in collaborazione con Chatam House. La Fondazione Italianieuropei di Massimo D’Alema entra nella classifica dei think tank affiliati a partiti politici, guidati dalla prestigiosa Konrad Adenauer Foundation, vicina alla Cdu di Angela Merkel. Un posto in classifica (46° per i Best report, con uno studio sulla sanità italiana) lo ottiene Action institute, organismo giovanissimo ma già influente. A fondarlo nel 2012, come action tank indipendente apartitico e non-profit è stata Carlotta De Franceschi, investment banker laureata in Bocconi e poi impegnata fra Goldman Sachs, Morgan Stanley e Crèdit Suisse. Smessi i panni del banchiere, oggi De Franceschi è fra i consiglieri più ascoltati sui temi economici dal premier Matteo Renzi.

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